****Niente paura!! quando il gioco si fà duro i duri iniziano a giocare****

mercoledì 7 gennaio 2015

ANNO NUOVO .........

Appurato che l'Araba Fenice non risorge dalle sue ceneri e la zella avanza, facciamo così ...

IO TIFO HERMADA ALLIEVI ...... TIE' !!

37 commenti:

A.Pino ha detto...

Silenzio stampa !!

Mauro Campoli ha detto...

c'è poco da dire...e molto da fare !!!

Mauro Campoli

FABRIZIO CAPUCCILLI ha detto...

LA SFORTUNA,LE MACUMBE,LE MALATTIE GLI INFORTUNI...NON SCALFIRANNO MAI QUESTO FANTASTICO GRUPPO.....CONTRO IL MONTENERO PARTITA DI ALTRI TEMPI(PER I PIU' GIOVANI) UN PO' DI ANNI FA' LE PARTITE SI GIOCAVANO SENZA SOSTITUZIONI....CHI SI FACEVA MALE ANDAVA A GIOCARE DI PUNTA.
OGGI E' SUCCESSO QUESTO,SIAMO PARTITI IN 12 ABBIAMO FINITO IN 9 (PER INFORTUNI)ABBIAMO PERSO MA CON IL SORRISO SULLE LABBRA,CONSAPEVOLI DI AVER ONORATO LA MAGLIA E LA SOCIETA.'
COMPLIMENTI ANCORA!!!!!

A.Pino ha detto...

Colonna sonora dedicata a tutti i ragazzi ed in particolare ad Alfredo, te piace Alfre'......
NON E' VERO MA COMINCIAMO A CREDERCI TUTTI !!!!

A.Pino ha detto...

Mi voglio complimentare, nonostante la sconfitta, con tutti i ragazzi che sono scesi in campo oggi contro il Montenero associandomi al pensiero di Fabrizio, siamo entrati in campo al 30 o 40% delle nostre forze in molti hanno stretto i denti e cercato di arrivare in fondo, qualcuno non ci è riuscito ma tutti hanno degnamente onorato maglia e squadra, la fortuna è ceca ma la zella ci vede benissino e sembra prediligere in questo anno come obiettivo gli Allievi Hermada, mi ha fatto molto piacere aver visto una parte della dirigenza della SSD HERMADA sugli spalti ad incitare i ragazzi, cosa alquanto rara, compreso il nostro grande Sisto. Questa insolita tribuna credo che faccia bene all’umore della squadra che si sente così parte integrante della Società nonostante tutte le sue traversie.
Bene ragazzi avanti così senza timore di sentirsi inferiori………. a nessuno !!

Anonimo ha detto...

Per i ragazzi:
HERMADA - MARINA MARANOLA 4 - 1
HERMADA - VIRTUS LENOLA 4 - 2
DON BOSCO FORMIA - HERMADA 0 - 1
HERMADA - MONTE SAN BIAGIO 2 - 1
FORMIA 1905 - HERMADA 1 - 6
HERMADA - DON BOSCO GAETA 7 - 3

Abbiamo giocato 12 incontri, dobbiamo giocarne 16, il campionato finirà il 09 Maggio 2015.

Finita la sfortuna, finiti gli infortuni, finite le malattie, quanto ancora possiamo vincere?, quanto ancora possiamo risalire la classifica?
Non è questa di oggi la squadra hermada!
Quanto incitamento volete sentire ancora dagli spalti? quanti applausi? quante scivolate sull'erba a fine partita?



A.Pino ha detto...

I ragazzi hanno bisogno di questi incitamenti dai propri tifosi, meglio ancora se sappiamo chi è che li scrive per favore firmate i commenti e fateli numerosi dobbiamo rialzare il morale di questi ragazzi !! GRAZIE....

francoalessandroguarnieri ha detto...

Salve
Come sopra

A.Pino ha detto...

Ciao Frà..... sempre dei (pochi) nostri !!

FABRIZIO CAPUCCILLI ha detto...

Sul Giornale di Latina di oggi si parla della pizza promessa dal Mister Mauro ai ragazzi,ora e' proprio ufficiale!!!!

Mauro Campoli ha detto...

Mi hanno chiamato dalla F.I.G.C. Invece del corso da allenatore mi fanno partecipare a quello da pizzaiuolo...co' tutte 'ste pizze...ostrega !!!!!

Mauro Campoli

A.Pino ha detto...

Prego specificare il tipo di " PIZZE " a cui fate riferimento!!

Mauro Campoli ha detto...

senza volerlo è del tutto involontario..l'equivoco per pizza intendevo:
L'etimologia del nome "pizza" (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) deriverebbe secondo alcuni, da pinsa (dalla lingua napoletana), participio passato del verbo latino pinsere oppure del verbo "pansere", cioè pestare, schiacciare, pigiare[3] che deriverebbe da pita mediterranea e balcanica, di origine greca (πίττα, dal greco πηκτός ossia "infornato"[4]); secondo quest'ultima ipotesi la parola deriverebbe dall'ebraico פיתה, dall'arabo كماج e dal greco πίτα, da cui anche pita che appartiene alla stessa categoria di pane o focacce (vedi anche Storia della pizza).

un saluto

Mauro Campoli

FABRIZIO CAPUCCILLI ha detto...

Comunque le pizze vanno sempre servite,quelle che saziano il corpo e quelle che lo raddrizzano...,
forse per le seconde bisognava iniziare prima...

francoalessandroguarnieri ha detto...

Salve!
Scusatemi, se dopo le mie promesse, intervengo.
Quella mia sortita in un dopo partita, a vaso tracolmo, anche se inadeguata, inopportuna, maleducata, irrispettosa delle altrui persone, espressa nel momento meno opportuno, forse a raggiunto il nocciolo della questione, che da tempo, ognuno pensava, ma nessuno proponeva.
Non ho nulla contro nessuno, ma tenersi tutto dentro, continuando a stare zitti e accettare il tran tran, equivale ad arrendersi.
A questa squadra è mancato per abbastanza tempo, l’armonia, il tutti per uno, uno per tutti, l’amicizia che negli anni passati ha contraddistinto questo gruppo.
Ritengo che la colpa di tutto ciò non vada scaricata esclusivamente nei giocatori, (di 16 anni) con tutta la esperienza che devono ancora acquisire nella vita.
Forse alcuni di questi ragazzi si portano sulle spalle un pesante fardello da qualche anno, che non spetta loro scaricarsi di dosso, ma essere aiutati e condotti nella retta via da persone a loro più vicine.
Se persone che io stimo, tralasciassero per un momento decisioni prese, riflettessero, si dedicassero ad un serio colloquio, capendo disagi, seguendo ragazzi che all’apparenza hanno più bisogno, cercando di capire al loro sorgere problematiche nascoste, forse saremmo a metà dell’opera, forse potremmo addirittura alleviare i loro problemi, indicare loro la strada giusta, ricompattare un gruppo di ragazzi meravigliosi.
Potremmo ancora andarci a fare una scampagnata nei prati questa primavera, ed a pancia in su ammirare tutte le nuvole bianchissime che giocano in cielo.
Tanti ragazzi aspettano ancora una giusta indicazione su che strada prendere nella vita
Raddoppiare la squalifica, forse è condannarli e selezionarli anzitempo, abbiamo già eclatanti episodi.
A tanti occorrerebbe solo allungare una nostra mano verso di loro.
Tanti potrebbero essere figli nostri, non rallegriamoci al momento dello scampato pericolo
In campo non occorre necessariamente vincere, ma giocare in armonia, uno per tutti, tutti per uno, la scivolata sul prato a fine partita, si può fare anche se non vinciamo, ma per la gioia di avere ritrovato l’armonia tra i vari componenti
A questo livello, l’allenatore ed i responsabili, dovrebbero gioire come nella parabola di seguito menzionata

francoalessandroguarnieri ha detto...

«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.



La parabola della pecora smarrita e ritrovata viene di solito, per motivi di brevità, indicata unicamente con l’aggettivo "smarrita". Eppure, nell’intenzione di Gesù, c’era sicuramente la volontà di sottolineare un altro aspetto, ossia il comportamento del pastore e la gioia del ritrovamento. Il brano si colloca nel contesto delle parabole del capitolo 15, e per essere correttamente compresa, deve essere "vista" nella sua prospettiva complessiva, e non deve essere isolata dal contesto di tutto il capitolo di Luca.

Nel proporre le parabole Gesù si ispira alle situazioni di vita dei suoi contemporanei. Questa volta prende spunto da un uomo che possiede un gregge numeroso: cento pecore. Si potrebbe pensare che la perdita di una pecora non abbia molta importanza per il pastore, invece, egli abbandona le altre novantanove per andare in cerca di quella smarrita. Trovatala non la bastona né le rompe le zampe, secondo la consuetudine, per evitare che si perda di nuovo come farebbe uno che non ama le proprie pecore e pensa solo ai suoi interessi, anzi, se la mette sulle spalle e, tutto contento, la riporta a casa, rallegrandosi con gli amici per il suo ritrovamento.

FR ha detto...

Questa stupenda parabola descrive la gioia del "buon pastore" quando ritrova la pecorella smarrita; una chiara risposta di Gesù a coloro (Scribi e Farisei) che "mormoravano" perché accoglieva e rivolgeva la sua "Parola" anche ai peccatori, "liberandoli" dalla durezza di una religione che s’imponeva come giudizio e non come misericordia. Gesù, con la sua condotta e le sue parole, ricorda quello che da sempre è l’autentico comportamento di Dio nei confronti degli ultimi e di coloro che erano considerati peccatori, e lo spiega attraverso una parabola, con un’immagine comune che tutti potevano facilmente comprendere. Il racconto della parabola si svolge nel deserto, luogo di morte e di solitudine dove è importante rimanere "in gruppo"; per questo il pastore, prima di allontanarsi a cercare la pecorella smarrita, lascia le altre al sicuro nel gruppo dove si sentono protette e sostenute. Il deserto è il luogo dell’insicurezza dove l’uomo, anche il più forte, rischia la perdita della sua sicurezza interiore; è per tradizione il "posto del diavolo" (colui che disperde), dove l’uomo è "messo a nudo".

Già nell'A.T. Dio si era paragonato a un pastore: "Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnelli sul petto e conduce pian piano le pecore madri" (1). Dopo aver rimproverato i capi del popolo: "Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati" (2), Dio promette: "Radunerò io stesso il resto delle mie pecore" (3). In Ezechiele troviamo lo stesso concetto: "Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare... Andrò in cerca della pecora perduta, e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata..." (4).

Dio è come il pastore, a lui stanno a cuore tutte le pecore, una a una. Se ne manca una sta male, va in angoscia, come se difettasse qualcosa di sé. Dio ha un amore totale per ogni singolo e la perdita di uno lo ferisce perché ognuno è parte di sé. Ognuno ha un valore incommensurabile agli occhi di Dio. Non smette di cercare "finché non la trova".

francoalessandroguarnieri ha detto...

Gesù è stato inviato dal Padre proprio per andare in cerca delle pecore smarrite (che rappresentano quanti si allontanano da Dio), per questo si intrattiene con i peccatori. Agli occhi di Gesù non c'è situazione disperata per nessuno, la salvezza che egli è venuto a portare è per tutti. E però necessario riconoscersi peccatori, bisognosi di lui e del suo perdono. Gesù è venuto proprio per richiamare i peccatori alla conversione. I farisei che si ritengono giusti e quindi sicuri della salvezza, considerata come una ricompensa per le loro opere, rifiutano il messaggio di Gesù. La conversione è dono di Dio: è lui che cambia il cuore, però richiede la risposta dell'uomo. Siccome Dio non si compiace della morte del peccatore, ma desidera che viva, la conversione è fonte di gioia.

Anche la Madre Speranza è su questa linea quando scrive nell’ordine delle nostre relazioni con Dio: "Care figlie, consideriamo Gesù porta di salvezza e buon Pastore. Il nome di porta attribuito a Gesù indica la norma della nostra condotta per salvarci, dato che, essendo Egli la porta e non potendo passare se non chi nella misura è proporzionato ad essa, noi non possiamo entrare se alziamo la testa per la superbia, ma solo se siamo umili. In essa sta la salvezza perché non c'è porta più sicura per salvarci che l'umiltà di Gesù Cristo, dal momento in cui si umiliò, e Dio quindi lo innalzò. Si entra per essa imitando la vita di Gesù e avendo la mente fissa in Lui. Ciò è detto nelle seguenti parole: "Io sono la porta; se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo". In Lui, figlie mie, è la vita e vita in abbondanza. Egli si annichilò per darci la vita dell'anima e per farci crescere sempre più in questa vita mediante la nostra collaborazione. Gesù Cristo è il buon Pastore che pascola il suo gregge, le sue pecore. Egli possiede del buon Pastore le due condizioni indispensabili: conoscere le proprie pecore e dare la vita per esse."

Nei tempi di oggi è necessario riscoprire e prendere coscienza che Dio è il Pastore Bello, Dio è nostro Padre, è Amore Misericordioso, buono e premuroso, che ama stare con i suoi figli; essere stimolati a vivere questa meravigliosa realtà significa attingere alla sorgente di acqua viva, zampillante, eterna, che si chiama Amore Misericordioso. Dio vuole essere non soltanto Dio ma Padre, dire "Padre" significa raggiungere la ragione di una proprietà intima, poiché è manifestare che Dio ha generato e che quindi ha dei figli, "Padre" è dunque in certo qual modo il nome più vero di Dio, il suo nome proprio per "eccellenza". Essendo Padre, il suo amore non viene mai meno: è "misericordioso", poiché la caratteristica della bontà di Dio è di "donare i suoi benefici a coloro che egli ama".

La pecora che lascia il gruppo e si perde nel deserto è l’immagine dell’anima che si è "staccata" dall’amore del suo Pastore, e si è inoltrata nell’indistinto e nell’isolamento; una separazione che facilita il dubbio e l’angoscia e predispone il sopravvento del "demonio", perché l’uomo che si stacca dal Padre cerca disperatamente altre sicurezze che possono portare alla completa perdita di se stesso. Nonostante questo, l’uomo rimarrà per sempre l’oggetto dell’amore di Dio, come una pecora sarà sempre di un valore enorme per il pastore che, per questo, lascia le altre novantanove da sole al sicuro per cercarla nel deserto.

francoalessandroguarnieri ha detto...

Il Dio che Gesù rivela attraverso questa parabola manifesta un amore forte, quasi possessivo; egli è il Dio "geloso" dell’Antico Testamento, che non vuole rassegnarsi a perdere chi rappresenta per lui un grande valore, perché parte integrale del suo gregge e del suo amore; un Dio che al tempo stesso evidenzia anche una cura e una preoccupazione materna, perché da solo, nel "deserto", separato da lui, qualsiasi uomo è in pericolo e può essere perso per sempre.

In questo comportamento di Dio emerge il suo amore e la sua sofferenza (se cosi si può dire); egli, in un certo senso, si sente tradito e soffre perché, per lui, la perdita di un’anima è sempre una sconfitta, e per questo cercherà sempre di ricondurre all’ovile ogni pecora smarrita. Per trovare la pecora smarrita pastore deve ripercorrere nel deserto lo stesso cammino pieno d’insidie e pericoli "entrando" nella stessa realtà di solitudine, e rifare la stessa esperienza esponendosi, così, al pericolo della morte e al rischio del non ritorno. Anche Dio con l’Incarnazione del Verbo è entrato nel deserto dell’esperienza umana alla ricerca dell’uomo peccatore; egli "abbracciando" la condizione umana, in Cristo, ha lasciato la sua gloria per condividere la prova del "deserto" dell’uomo, e per andarlo a ritrovare proprio là dove più grande era il pericolo.

Qui contempliano una misericordia senza limiti di Dio. Ognuno di noi, deve fare i conti ogni giorno con le proprie fragilità e i propri limiti, ma possiamo sempre contare sull’amore smisurato di Dio. Possiamo anche sbattere la porta di casa per fuggire alla ricerca di nuove sensazioni, allontanarci, perderci, rimanere schiavi dei nostri stessi sbagli, ma Dio non ci abbandona al nostro destino. Anzi, più prendiamo le distanze da Lui e più ci cerca. Colui che è stato da sempre pensato in termini di onnipotenza, di inavvicinabilità e di giustizia, vive invece all’insegna di un amore folle, perché è, prima di tutto e soprattutto, Padre!

Sembra di riascoltare le parole del nostro carisma: ""Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro; l’uomo il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre ed una tenera Madre".

francoalessandroguarnieri ha detto...

Ancora una volta Cristo rivela il volto del Padre in un modo incomprensibile a chi ha il cuore indurito e non si apre alla misericordia divina. Il comportamento di un tale Pastore è paradossale fino all’assurdo di lasciare 99 pecore per cercarne una smarrita. La gioia del pastore per il ritrovamento della pecora smarrita è la gioia di Dio che ha ripreso possesso dell’oggetto del suo amore; una gioia intimamente legata alla sua realtà di Padre e Creatore. Dio è felice di essere un Padre che dona gratuitamente il suo amore accogliente; una gioia così traboccante che non può che essere condivisa. Dio vuole la salvezza individuale di tutti gli uomini; non gli è sufficiente un numero, più o meno, considerevole di eletti, perché la sua volontà salvifica vuole coinvolgere ogni sua creatura. Se vi fosse anche una sola anima da salvare, la sua provvidenza cercherebbe ogni mezzo per renderle possibile questo ritorno, ed è per questo che il Verbo si è fatto uomo.

Cristo è veramente il Buon Pastore che conosce per nome ognuna delle sue pecorelle, e la sua missione di ricondurre all’ovile le pecore perdute d’Israele (l’intera umanità) è ora demandato ad ogni vero cristiano; egli si è chinato in particolare verso gli umili ed i peccatori, ai quali ha offerto i tesori del suo amore misericordioso affinché ritrovassero la salvezza in Dio.

Così scrive ancora la Madre Speranza nel suo commento a questo brano evangelico: "La pecora perduta è il peccatore che esce dal numero dei giusti, facendosi sordo alla voce del buon Pastore, abbandonando i pascoli dei sacramenti, alimentandosi del cibo velenoso del mondo e bevendo le acque fangose delle cisterne screpolate della terra. Egli finisce così nelle fauci dei lupi infernali che vagano rabbiosi cercando di sbranare le pecore del buon Pastore. Gesù mostrò la sua infinita carità mettendosi alla ricerca della pecora perduta e lasciando nel deserto le novantanove ben custodite, cioè, scendendo dal cielo sulla terra, percorrendo un lungo cammino e sopportando molte sofferenze per cercare i peccatori. Gesù ci mostra la sua infinita carità anche nel momento in cui incontra la pecora smarrita, perché non la percuote con la verga, né la trascina, ma la pone sulle sue spalle. Egli infatti non fugge dalla presenza del peccatore, se questi non fugge da Lui. L'amore di Gesù come buon Pastore chiede, figlie mie, il nostro amore, la nostra fiducia e la virtù della speranza. Ricordiamo che alla salvezza, alla felicità infinita non arriveremo se non attraverso la porta che è Gesù, e con l'umiltà, unico mezzo necessario."

francoalessandroguarnieri ha detto...

Madre Speranza era veramente immersa in questo amore di Dio per la sua creatura, in questa "presenza" continua che non ci lascia mai, scriveva ancora: "Cosa dobbiamo fare per incontrarci con Dio? Certo, non è necessario affaticarsi molto, girando qua e là. Egli si trova sempre molto vicino a noi." e ancora: "Contempliamolo dentro di noi, dato che il nostro cuore può arrivare ad essere un tabernacolo vivente. Se lo invitiamo a rimanere, con la certezza che Egli porrà la sua dimora nel nostro povero e miserabile cuore, allora vivremo sotto il suo sguardo e il suo influsso. Lo adoreremo e insieme a Lui lavoreremo per la santificazione nostra e del nostro prossimo."

Nelle sue riflessioni su Gesù Buon Pastore ancora annotava: "Ciò che Gesù ha insegnato in teoria nella parabola del buon Pastore lo concretizza di nuovo sulla croce. Questo episodio manifesta la carità quasi incomprensibile del buon Pastore. Sembra che Gesù schiodi un braccio dalla croce per liberare la povera pecora impigliata fra le spine di un roveto per stringersela al cuore. "Io offro la mia vita per le mie pecore; nessuno me la toglie, io stesso la dono". E nell'ultima cena dice: "Questo è il mio corpo che è dato per voi. Questo è il mio sangue versato per la salvezza di molti e per la remissione dei peccati". (5).

Solo Dio ha compassione di noi, solo lui ha il coraggio di venire a cercarci, solo Dio è pieno di gioia per averci "ritrovato", perché è stata accolta la grazia della salvezza. Questa dunque è l’originalità, l’essenza del nostro carisma: un Dio che non si è ancora stancato di amarci e che non si rassegna al nostro peccato, un Dio che non smette di sognare su di noi:questo è l’Amore Misericordioso! Solo quando cominceremo a conoscere questo Padre e il suo mistero di misericordia, solo quando incontreremo l’Amore Misericordioso: che è Dio stesso, sperimenteremo la gioia di percorrere una via sicura, dove il conoscere e vivere Dio significherà trovare la verità, e la verità ci renderà liberi, liberi veramente.

FABRIZIO CAPUCCILLI ha detto...

Domani inserisco tutto GUERRA E PACE!!!!!!

FABRIZIO CAPUCCILLI ha detto...

Si torna a giocare,con qualche acciacco in meno e ben satolli per la pizzettata di venerdi.
Come ci ha ben informato Francoalessandroguarnieri e' ritornata qualche pecorella,spero con lo spirito da "montone" e allora si ritorna a combattere.
Forza ragazzi oggi facciamoci trovare rinVIGORiti!!!!!!

francoalessandroguarnieri ha detto...

Salve a tutti
Pino, la sfortuna ha i giorni contati, se Vuoi al posto delle corna, un segno di vittoria!
Fabrizio, grazie di mensionarmi
Mauro, grazie di non mensionarmi, non sò come la pensi, se la pensi come da me scritto non lo dire, è un momento delicato per una futura e certa ricostruzione dell'ottimismo.
Ragazzi, ogni partita è migliore della precedente, dopo quella di domenica prossima, che non è poi così terribile, tutte le altre sono passeggiate, dobbiamo solo rivincere dove già vinto, vincere dove dovevamo assolutamente vincere, vincere con le altre squadre che crederanno che contro di Voi vincere sia una passeggiata!
Come letto tempo fà "non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia."
Alfredo, non Ti leggo, però Ti leggo nel pensiero!
Saluti

mauro campoli ha detto...

Lo sai come la penso...proprio come te !!, ti aspetto.

Mauro Campoli

francoalessandroguarnieri ha detto...

Salve
Forza ragazzi!
Una altra squadra di classifica alta, dove in teoria dovreste esserci anche Voi, se la sfortuna non Vi avesse perseguitato.
RicordateVi però le partite degli anni passati, contro squadre invincibili, che invece siete riusciti a battere, il Sonnino di questo anno, che, anche se in emergenza, avete perso per sfortuna, ed anche domani potreste farVi valere
Dalla prossima settimana inizia il girone di ritorno, all'andata eravate partiti bene, adesso se volete, potete fare meglio.
Iniziate a risalire la classifica, a ritornare dove Vi spetta.
Domani nulla Vi è precluso, neanche la soddisfazione di segnare qualche bel goal, sia con azione personale che di gruppo.
Credeteci, non siete inferiori a nessuno.
Iniziate a prenderVi qualche soddisfazione.
RicordateVi che siete dell'Hermada.
Le squadre avversarie, in campo, devono ritornare a temerVi
Forza ragazzi dell'Hermada

francoalessandroguarnieri ha detto...

Salve!
Sò per certo che in tanti leggete questo blog
Se cliccate su Nome/URL, inserite il vostro nome, continua, scrivete anche solamente "Forza Hermada".
Ogni "Forza Hermada" è una bella incitazione per i ragazzi.
Tanti "Forza Hermada" ed arriviamo alle stelle!
Fatevi sentire che siete di Borgo Hermada
Ogni "Forza Hermada", moltiplica la gioia di giocare dei ragazzi
Non tirateVi indietro, non Vi costa nulla
Siate fieri di essere sportivi degli allievi dell'l'hermada
Il primo che lo farà sicuramente ne sarà meravigliosamente soddisfatto
Ci vuole più tempo ad aprire il sito, il blog, come già fate, che ad inserire un "Forza Hermada"
Un "Forza Hermada scritto con il cuore, ricade su tutti i giocatori che dagli anni 1940 in poi hanno onorato il Borgo
Sono dei ragazzi, potranno essere il futuro calcistico/sportivo/educativo/imprenditoriale/collaborativo del Borgo!
Dai inizia Tu, si proprio Tu!
Non fare cadere l'appello nel nulla.
Non per soldi, per sportività!
Ognuno di Voi potrà poi raccogliere il Suo "Grazie di cuore"
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore
Grazie di cuore

A.Pino ha detto...

"Forza Hermada" ........ semplicemente!!
Ciao Franco, nessuno risponde a questo tipo di appelli, sono tante le persone che leggono ma solo a livello "Gossip" per vedere se si sparla di uno o di un'altro in quanto probabilmente non sono in grado o non vogliono esprimere un loro personale parere .... !!

francoalessandroguarnieri ha detto...

Ciao Pino, lo sò, ma io voglio estirpare questa razza di malelingue e disfattisti ho infiltrati ufficiali con il consenso nteressato che viene dall'alto, attuare il proprio tornaconto e poi causare danni anche irreparabili.
Sembra che abbiano preso come cavia la squadra allievi hermada, prima 2013/2014, poi 2014/2015
io Vorrei, non "Voglio" tornare ad amarci, ad essere amici uno dell'altro, senza secondi fini, avere fiducia del prossimo, pensare positivo, essere uno per l'altro, e cosa c'è di meglio come veicolo una squadra di bravi e simpatici ragazzi del borgo e zone limitrofe.
Se cresce il buonsenso, tutto questo avverrà
Scusami se mi permetto ancora di farti l'esempio della parabola della zizzania che cresce e danneggia il grano, ebbene la zizzania addirittura non va tolta quando si raccoglie il grano, ma prima di seminarlo.
Hai raccolto il Tuo "Grazie di Cuore"?, non Ti preoccupare che finiscano, ne costruirò ancora, copriranno e soffocheranno "i disfattisti"

francoalessandroguarnieri ha detto...

Il mio “Forza Hermada” ho anche ritirato il “Grazie di Cuore”
Bravi ragazzi.
Gli avversari erano molto forti e ben disposti in campo
Quel cartellino rosso a Pierluca, non era neanche giallo, ci ha privato di un leone già dall’inizio della partita.
Robertino, la vita è piena di ostacoli, occorre affrontarli di petto, non Ti preoccupare questo è solo un gioco.
Qualche Vostro compagno, forse non se l’è sentita di venire, il merito va a Voi che avete combattuto.
Un bravo a tutti, ed in particolar modo ad Adrian, stà maturando e migliorando ad ogni partita, incolpevole nei goals di oggi, è diventato oramai il capitano della difesa, si è addirittura dimenticato di dire parol(acce), bravo.
E tornato anche quello sportivo pazzo che vi incita per nome a squarciagola, buon segno.
Ragazzi domenica prossima inizia la rimonta, Vi divertirete, Promesso!
La colpa della sconfitta è tutta del mister Mauro, non si può venire a dirigere una squadra e non avere un filo di voce per dare indicazioni, occorre prevedere! curarsi prima!

francoalessandroguarnieri ha detto...

"Forza Hermada" ritiro il mio "Grazie di Cuore"
Aspetto il "Forza Hermada" del signore che la mattina dice che ha letto i miei romanzi e poesie in questo blog, se lo scrive per primo, colazione pagata!

FABRIZIO CAPUCCILLI ha detto...

Bravissimi i ragazzi in campo contro il Terracina,hanno giocato anche per chi non e' venuto ed ha preferito il carnevale.
Spero che le sfilate continuino fino a maggio,cosi' qualcuno avra' la scusa per non presentarsi alle convocazioni.
Il tradimento di qualcuno ha esaltato le qualita' di altri....
Non abbiamo bisogno di vigliacchi...ma di coraggiosi,che rispettano gli impegni presi!!!

francoalessandroguarnieri ha detto...

"Forza Hermada"
Ho lottato tutta la settimana, sino a sabato sera alle 22, ho perso anche contro i mulini a vento, dentro di me rimane una grande umiliazione ed amarezza. Non colpevolizzo parti terze, ma quell'esprimermi chiaramente su colpe e ragioni lo stò pagando alla grande. Però le somme si tirano alla fine, ed alla fine vincerò sicuramente, come vincerà in tutti i sensi l'Hermada Allievi e chi ci si stà dedicando solo per la gioia di vedere ragazzi crescere sani, educati, rispettosi.
Ad altri dico, Non dir di me se tu di me non sai, pensa prima di te e poi di me dirai. Prima di tutto il tempo va dedicato ai figli, poi se altro ne rimane, ad alti incarichi prestigiosi di grande capacità direttiva, da portare avanti con obbiettività e imparzialità. Se chiedi aiuto, poi per lo meno ringrazia!

francoalessandroguarnieri ha detto...

0000

francoalessandroguarnieri ha detto...

Scusate. erano prove di registrazione

francoalessandroguarnieri ha detto...

Salve
causa il grande nervosismo e l'accumulo di ansia e stress dovuto agli ultimi periodi collegati alla squadra di calcio, mi permetto consigliarvi una tecnica che Vi rilassi e vi conduca all'incontro di domenica accompagnati da una immensa tranquillità.
(si consiglia leggere attentamente ed effettuaqre quanto descritto)


Shava-âsana, la posizione del cadavere

La posizione classica cui ci si riferisce affrontando il rilassamento è shava-âsana, la “posizione del cadavere” anche se il termine rilassamento, nei testi classici, non viene utilizzato.

Il rilassamento è classicamente finalizzato ad uno scopo trascendente: si parla di purificazione di corpo e mente ottenuta meditando sull'infinito (Yoga-sûtra, II, 46-47).

Solo apparentemente facile, shavâsana ci impone un tipo di ascolto diverso, un “entrare in profondità”. Qui, a differenza di molti altri âsana, non esiste sforzo fisico, il respiro quasi si annulla spontaneamente ed è come se la mente, non più impegnata a fare o a pensare a qualcosa, si trovasse sola con se stessa.

Automaticamente si paleseranno pruriti, i pensieri più vari, disagi, le gambe cominceranno a “saltare” o si cadrà nel sonno.

Shavâsana è una posizione di profondo abbandono, è perciò necessaria una grande fiducia in chi conduce e la certezza che il luogo che ci accoglie sia "sicuro"; altrimenti si creeranno quei meccanismi di difesa che favoriscono una costante vigilanza attiva e l'incertezza che impedisce un profondo abbandono.

Dice la Hathayoga-pradîpikâ (I,32):

L'essere distesi a terra supini come un cadavere:

questo è lo shavâsana.

Lo shavâsana elimina la fatica e reca riposo allo spirito.

La Gheranda-samhitâ (II, 19), per indicare la medesima posizione, usa anche il termine mrita-âsana (posizione del morto). Dice il testo:

Giacere supini per terra, come un morto, è lo shava-âsana;

lo shava-âsana elimina la fatica e rasserena la mente.

Di mrita-âsana i commentari dicono che tale postura è “colei che uccide la fatica”.

Shava-âsana, come ogni altro âsana, deve essere mantenuto in modo corretto.

· Occhi chiusi, gambe divaricate con i piedi aperti quanto la misura delle spalle e che ricadono verso l'esterno.

La bocca “morbida” con i denti scostati, la lingua rilassata appoggiata nell'incavo della mandibola, oppure la punta della lingua in appoggio sul palato (man mano che si prende confidenza con questa pratica la lingua andrà sempre più indietro e si appoggerà al palato con la parte inferiore in modo sempre più rilassato, questo atteggiamento della lingua riduce sensibilmente il chiacchierio della mente).

· Le braccia scostate dal corpo, con le palme delle mani rivolte verso l'alto: questo accorgimento permette alle scapole di essere rilassate e di aderire al pavimento, inoltre fa sì che gli stimoli tattili siano ridotti al minimo.

· L'occipite “affonda” al suolo.

· Si possono rilassare anche le tensioni più piccole e profonde lasciando spazio a qualche movimento millimetrico che permette al corpo di abbandonarsi ancora più profondamente e con ancora maggior serenità.

· Con la pratica si potranno dirigere gli occhi verso il punto al centro delle sopracciglia, in questo modo le palpebre si sollevano appena, senza che lo sguardo si appoggi su alcunché.

In shava-âsana viene facilitata la circolazione sanguigna; il metabolismo e il battito del cuore rallentano, cala la pressione, si riduce la quantità dei pensieri e se ne può diventare “testimoni”. Per alleviare alcune tensioni si può eventualmente utilizzare uno sgabello su cui appoggiare le gambe per mettere le cosce perpendicolari e i polpacci paralleli al suolo, allentando così le tensioni lombari, oppure mettere un cuscino sotto la testa e uno sotto le ginocchia: in tal caso le gambe saranno leggermente piegate (fig. 4).

francoalessandroguarnieri ha detto...

Qualcuno raccomanda che il respiro diventi profondo e sottile in modo che una piuma poggiata sul labbro superiore non voli via. Altri suggeriscono l'utilizzo di ujjâyî-prânâyâma, una modalità di grande beneficio e importanza perché ha la capacità di calmare l'attività mentale e di favorire un vero e proprio silenzio interiore. Si ottiene, dopo un po' di pratica, socchiudendo l'epiglottide e rendendo così il respiro sonoro e più lento.

Per ottenere un rilassamento ancora più profondo si può immaginare di contare a ritroso da 20 a 1, magari scendendo dei gradini, e visualizzare se stessi in una scena tranquilla e serena, da cui si può risalire tranquilli oppure addormentarsi (questo può essere il nostro obiettivo se pratichiamo a letto prima di dormire per migliorare la qualità del sonno). In verità shava-âsana è stato codificato per apportare uno stato di rilassamento profondo, ma non per addormentarsi; questo è un nostro impiego, profondamente utile, ma profondamente occidentale: nell'accezione classica di shava-âsana è di primaria importanza la presenza consapevole e vigile, nel senso di comprensione e contatto con ciò che è.

Se non abbiamo l'obiettivo di addormentarci, è fondamentale sapere come agire nella fase di “ritorno” dal rilassamento; il corpo si è abbandonato, ha perciò bisogno di un recupero lento e graduale, in cui stirarsi, sbadigliare e “sospirare” (se piacevole) con la libertà di muoversi come sente più utile ed efficace.

Shava-âsana e ujjâyî hanno la capacità di instaurare un dialogo profondo con il nostro organismo, ma anche con il suo silenzio, e ci permettono di sentire che c'è un corpo e che questo non è solo il contenitore che ci porta a spasso, ma che esiste anche la possibilità di “ascoltare” gli organi e tutti i movimenti interni.

Shava-âsana può venire impiegato all'inizio e alla fine della pratica per entrare e uscire da una realtà di comunicazione profonda con noi stessi, o dopo posizioni faticose per ristabilire l'equilibrio: in tal caso può essere utile visualizzare la posizione appena fatta e quella che si è in procinto di assumere per migliorare la qualità della nostra pratica.

Poter visualizzare ciò che si è in procinto di realizzare fisicamente è di grande utilità per migliorare la performance sia fisica (per gli atleti ad esempio) sia quella mentale, per incrementare le proprie capacità lavorative o di concentrazione.

Questa posizione ci insegna anche a “fidarci” e ad affidarci a un luogo e a una persona, dopodiché si può arrivare ad imparare a fidarsi e affidarsi a tanti luoghi e a tante persone e ad abbandonare il giudizio senza che questo comporti la perdita del nostro senso critico. Sapersi affidare o imparare a farlo ci permette di tornare in contatto con il nostro essere bambini indifesi. Da qui le possibilità di crescita sono ampie: saper entrare in relazione con quella fiducia carica d'amore che abbiamo sperimentato (o avremmo dovuto sperimentare) da neonati ci mette in contatto con risorse perdute o sconosciute che ci aiutano ad abbandonare i sentimenti di ostilità e paura che mettiamo così spesso in atto nel confrontarci con il mondo.

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